"Il mio anno a Oxford": quando la vita vera comincia fuori programma
Nel panorama delle commedie romantiche, Il mio anno a Oxford, uscito oggi su Netflix, si distingue come un inno delicato, ma deciso, alla bellezza dell’imprevisto. Diretto da Iain Morris, scritto da Allison Burnett e Melissa Osborne e ispirato all'omonimo romanzo di Julia Whelan con grazia e sensibilità, il film ci porta nel cuore della prestigiosa università britannica, nella quale assistiamo al viaggio interiore di Anna (Sofia Carson, che dopo i recenti Purple Hearts e La lista dei miei desideri, è ormai la queen delle commedie romantiche), una giovane donna che credeva di avere tutto sotto controllo.
La giovane americana, dopo una brillante laurea, rinuncia a un lavoro ben remunerato come analista finanziario per specializzarsi in poesia vittoriana nella cittadina inglese. Arriva a Oxford con un piano ben preciso: completare un master, tornare a casa e intraprendere una carriera già studiata nei minimi dettagli. Ogni decisione di Anna è razionale, ponderata, sicura. Ma la vita — quella vera, con tutte le sue sfumature — ha ovviamente altri piani per lei: un amore inatteso, complice anche una cultura diversa e affascinante, le apre lentamente gli occhi sui suoi sogni chiusi in un cassetto per inseguire una perfezione illusoria.
Il film riesce a raccontare, con un tono leggero ma non superficiale, quanto sia facile cadere nella trappola della pianificazione totale, e di come il desiderio di controllo possa farci perdere l’unicità di ogni momento. Nella cittadina inglese, tra i giardini segreti del college, il cliché del tè delle cinque, la riscoperta di sé, la poesia racchiusa nelle prime edizioni di quei libri che hanno fatto la storia della letteratura e gli sguardi complici con Jamie (Corey Mylchreest, che si conferma essere quel raffinato ed elegante gentleman che richiama il "suo" intramontabile Re Giorgio in La regina Carlotta, il prequel di Bridgerton), Anna per la prima volta, forse, vive davvero. Non più per obiettivi, ma per emozioni. Non più per doveri, ma per desideri.

Che i due inizio a frequentarsi è evidente dal loro primo incontro, ma ben presto quel legame fatto solo di divertimento, che non richiede impegno, si trasforma in amore, e le cose si complicano. Anche perché lui custodisce un segreto, motivo per cui sparisce anche per giorni. Non c'è un'altra, come si potrebbe pensare fino all'istante in cui la protagonista apre la porta della camera da letto - complice anche il passato di Don Giovanni di lui. C'è qualcosa di più grande e profondo.
E da lì Anna cambia, imparando a vivere a pieno il presente, per trovare una versione di sé più autentica, più coraggiosa, più viva. Anche se questo significa cambiare rotta, progetti e lasciar fluire il suo passato. Perché la felicità non si programma, semplicemente si incontra, e spesso proprio dove non l’avevamo prevista.
Il finale, un mix tra presente, sogni che vengono vissuti a metà e il tempo che scorre senza far sconti a nessuno, spezza il cuore, ma lascia anche un messaggio di trasformazione personale e speranza, ricordandoti che "sappiamo bene che non si può sempre scegliere quello che ci accadrà. Però possiamo scegliere che cosa fare con ciò che ci viene dato".